Approfondire il rapporto tra uomo uomo e macchina, ovvero la costruzione di strumenti come attività caratteristica dell'umanità: su questa tematica si è incentrato il percorso multidisciplinare svolto nel triennio del nostro scientifico nell'a.s. 2016-17. Il percorso si è completato con l'aggiunta di uno "sguardo" al pensiero meno noto di grandi letterati riguardo a temi specifici del processo scientifico.

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L'approfondimento è iniziato nella classe terza ripercorrendo la nascita dei primi strumenti per misurare il tempo fino a quelli per misurare lo spazio, con le "correzioni" spazio-temporali presenti nei nostri navigatori. Grazie al supporto "fisico" del Prof. Paolo si è lavorato nella classe 3bls in piccoli gruppi che attraverso delle slides hanno presentato le loro ricerche al resto del gruppo classe. Eleonora e Luca hanno ripercorso i primi strumenti per misurare il tempo e per la navigazione; Stefano e Giorgio il passaggio specifico dagli orologi ai cronometri marini per misurare lo spazio, ovvero la latitudine; Marco e Giacomo il perfezionamento di tali strumenti fino ai moderni "navigatori satellitari" . Lo stimolo per affrontare questo "tema" ce lo aveva fornito il Prof. Inguscio, presidente del Cnr, che lo aveva proposto agli "Ambasciatori di scienza e filosofia" durante le attività di questo progetto di "Alternanza scuola/lavoro". A partire dalla "misura" del tempo Giorgia, invece, ha proposto ai suoi compagni una riflessione tra fisica e filosofia sul tempo riproponendo lo "scontro" intellettuale tra Bergson ed Einstein avvenuto nell'aprile del 1922 alla "Société Francaise de Philosofie". Tale scontro tra Bergson che era portatore di una concezione di tempo umana ed individuale ed Einstein con la sua descrizione di tempo oggettivo ripropose la dualità presente fin dal mondo greco nei concetti di "Aion" e "Cronos". Concetti analizzati dai grandi filosofi fin degli inizi del pensiero occidentale. Confronto difficile da risolvere, allora come oggi. Einstein in quel confronto tra "sordi" lo "risolse" a suo modo con un perentorio "La question se pose donc ainsi : Le temps du philosophe est-il le même que celui du physicien ? ...Il n'y a donc pas un temps des philosophes ; il n'y a qu'un temps psychologique différent du temps du physicien. ".



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Così il "tempo" ci ha anche portato, con Luigi del 4bls, ad affrontare il problema della sua "misura" prima che esistessero strumenti efficaci per poterlo fare nella nascente rivoluzione scientifica. Come misurava i tempi per comprendere il "moto dei gravi" Galileo?
Ed ecco qua le "battute di polso" che Luigi ha ritrovato descritto nelle parole di Simplicio, Salviati e Sagredo nel "Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo tolemaico e copernicano", seguendo le indicazioni date dal Geymonat nel vol. II della sua "Storia del pensiero filosofico e scientifico", ma ampliandole attingendo anche all'altra grande opera di Galileo "Discorsi e dimostrazioni matematiche sopra due nuove scienze attenenti alla meccanica e i movimenti locali".

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La costruzione di strumenti come attività caratteristica dell'umanità ci ha portato indietro nell'evoluzione degli ominidi; sulla tipologia di "manufatto", infatti, si basano la distinzione dei periodi in cui si è riscontrato lo sviluppo ominide sul pianeta. A partire da ciò ci siamo resi conto, però, di come oggi tramite i nuovi strumenti del progresso tecnologico e scientifico siamo in grado di ricostruire ancora più indietro e con più precisione la storia dell'umanità. Ciò permette di dar risposte a partire da nuovi punti di vista utili, forse, a presentare prospettive diverse perfino sugli accadimenti attuali come questo tentativo di spiegare i fenomeni migratori e il ruolo dell'istruzione scolastica italiana. Il percorso è iniziato collegandoci in streaming con la conferenza tenutasi a Perugia dalla "Scuola di Paleontologia" sulle nuove orme di bipedi di Hominini (non "Hominidi" termine più ampio che include oggi, anche le grandi scimmie, orangotanghi, bonobo ecc.. assieme alle specie umane) a Laetoli in Tanzania.

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L'intento iniziale era quello di approfondire la risposta su "chi siamo" a partire dall'evolversi della "teoria della trasmutazione" darwiniana fino al programma di ricerca evoluzionistico attuale, tema già affrontato in classe. Ma ci siamo trovati soprattutto a riflettere su quegli aspetti epistemologici del pensiero umano che danno forma alla "scienza". Ovvero abbiamo cercato di approfondire come si forma la parte "razionale", rispetto a quella sperimentale/matematica che, semplicisticamente, permette l'attività umana chiamata "scienza". Questo aspetto "razionale" è fatto di ipotesi nelle quali, a volte, si presentano delle "sovrascritture" dal presente sul passato: abbiamo, infatti, ascoltato nella conferenza come si può dubitare della "famiglia hominine" pensata finora in forma di "gruppo sociale" monofamigliare. Dalle orme fossili di Laetoli e dal loro studio approfondito si può, difatti, ipotizzare una tipologia di gruppo "famigliare" diversa. Questo in base al dimorfismo sessuale e alla quantità degli individui individuati dai ricercatori che hanno ipotizzato il passaggio di un maschio dominante con più femmine al seguito. Leggi qua la sintesi dello studio, in italiano, realizzato da Giada. Questo ci ha portato con Sean a rileggere "Il più grande uomo scimmia del Pleistocene", bellissima ed ironica parabola sulla natura umana dove, in maniera simile, viene presentato lo stesso "pregiudizio" famigliare: qua, infatti, viene presentato un gruppo ominide che sta passando alla formazione di coppie composte da due individui provenienti da gruppi famigliari diversi. Possono le conoscenze sul passato cambiare, dunque, la percezione del presente? Pensiamo di sì e quindi, dopo essere ripartiti dall'analisi del primo capitolo de "I Geni e la storia" di Luigi Luca Cavalli Sforza in "Geni, popoli e lingue" dove si dimostrava l'esistenza una sola razza umana partendo dai gruppi sanguigni e dalle ricerche sul genoma umano, siamo passati alle ricerche più attuali prodotte sul DNA. Esiste una "razza italiana"? Ha risposto Andrea analizzando il libro "Italiani. Come il DNA ci aiuta a capire chi siamo" del 2016. "Noi" siamo pieni di diversità, circa 14 volte di più di quella che risulta dalla media delle differenze tra popolazioni europee. Posizione geografica ed estensione in latitudine nel mediterraneo, storia del popolamento antica e recente, assieme all'isolamento geografico di piccole zone e alla diversificazione culturale/linguistica fanno dell'Italia un coacervo di geni, culture e tradizioni.

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La nostra convinzione che attraverso lo studio del DNA si possono avere ricadute culturali sociali rivolte ad un aumento di rispetto e coesistenza pacifica sono continuate con la classe 3bls e il lavoro svolto assieme alla Prof.ssa Loredana visibile nel nostro sito.

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Il progetto con il Vbls ha visto, inoltre, il lavoro comune tra filosofia e letteratura, grazie alla prof.ssa Valeria. Giulia ed Ilaria hanno così affrontato il punto di vista di Calvino sull'intelligenza come caratteristica non esclusiva dell'uomo sapiens. Calvino, sempre attento alle novità scientifiche, si prestò a una "intervista impossibile" ad un Neandertal nel 1974, scrivendone il testo e prestando la sua voce nella breve introduzione. Calvino fin dall'inizio si "spostò" dalla parte del Neanderthal affermando che non riusciva ad immedesimarsi nell'intervistatore. Poco a poco vennero presentate nell'intervista le abitudini sociali del primitivo fino a sostenere che questo "hominine" disponeva di un buon grado di intelligenza e "umanità", caratteristiche confermate dalle attuali ricerche, ma molto prima della consapevolezza generale visto che fino a pochi anni fa era considerato alla stregua di un elemento scimmiesco. Scrive Ilaria: "anche la tribù dell’uomo di Neanderthal ereditava dai propri antenati delle verità dogmatiche legate, ad esempio, alla discendenza del proprio clan, all’origine del quale si troverebbe un animale nel quale l’uomo identifica i suoi stessi scopi, e contro il quale deve lottare per la sopravvivenza, in quanto la permanenza dell’uno, implicherebbe il decesso dell’altro. La divisione delle mansioni all’interno del clan era netta: l’uomo vantava una notevole intelligenza e ciò permetteva il miglioramento del proprio stile di vita. Basti pensare al perfezionamento nel campo della caccia, e quindi il progresso culinario, dovuto non solo alla scoperta del fuoco, ma anche alle conoscenze erboristiche, il tutto favorito dalla cooperazione tra individuo maschile e femminile, non considerati su diversi livelli d’importanza." Giulia, invece, precisa a riguardo come nell'intervista venga posta in evidenza una caratteristica che viene individuata specifica dell'uomo sapiens: "per finire Neander (il nomignolo con cui venne chiamato l'intervistato) ci spiega di come abbia scoperto di avere i pollici opponibili e di come abbia iniziato a lavorare materiali pietrosi per ottenere utensili... tutto generato dalla curiosità". Un Neanderthal quello descritto da Calvino, "dunque", molto umano. Ascolta la prima parte qui dell' "intervista" di Italo Calvino e Vittorio Sermonti realizzata per Radio due nel 1974.

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Per concludere ringraziamo tutti i ragazzi che hanno reso possibile il progetto e i docenti che li hanno supportati e concludiamo augurandoci di approfondire due argomenti già presentati durante il progetto di questo anno: direttamente in forma multidisciplinare un modulo "Leopardi tra finalismo giovanile e meccanicismo" percorso di letteratura, storia dell'astronomia e filosofia dello Zibaldone presentata ai ragazzi della 4als assieme alla professoressa Nicoletta e la riflessione, oggi non più rinviabile, sull'intelligenza artificiale come ultimo "strumento" umano. Riflessione su cui si è già cimentato Saverio del Vbls ed un gruppo di ambasciatori" nel confronto con la prof.ssa Poggioni dell'Università degli studi di Perugia durante le conferenze di "Festa di scienze e filosofia". Percorso che necessita, però, di sviluppi didattici in forma laboratoriale.